lunedì 2 novembre 2015

Chiusura del blog

 «se sono mutato, ricorda che tutto è mutato [...] Io non credo nelle vie rivoluzionarie di un tempo e mi sforzo di capire il passo umano nel passato e nel presente al fine di sapere come camminare con esso, senza restare indietro e senza correre avanti in una lontananza, dove gli uomini non mi seguiranno, non possono seguirmi. [...] Dichiarare questo nell’ambiente in cui viviamo esige se non più, certo non meno coraggio e indipendenza dell’occupare in tutte le questioni l’estremità più estrema» (lettera di Herzen a Bakunin)

Chiudo il blog nel senso che non ci scriverò più. Al massimo aggiungerò link od apporterò minime correzioni agli articoli, se vorrò.

Gli anni passano, le idee cambiano e non ho più molto da dire riguardo gli argomenti che ho trattato, non ne ho nemmeno più la voglia, e non ne vedo il motivo per continuare.
I miei vari articoli servivano per fare un po' i conti con ciò in cui ho creduto e che ho scoperto sbagliato e menzognero, come la persona uscita dalla setta che sente il bisogno della catarsi esponendo tutte le falsità, gli inganni ed il disgusto verso il mondo in cui prima si trovava.
Ho visto gente di questo "gruppo" (intendendo la destra radicale nella sua più ampia accezione) incazzata, qualcuno su Facebook mi ha pure offeso pesantemente. Altri mi hanno anche minacciato(1). C'è pure gente che ha provato ad indovinare chi sono prendendosela con gente a caso.
Quando leggo le testimonianze di chi è uscito da delle sette come Scientology, capisco che c'ho visto lungo nel mio paragone: il fuoriscito fa male alla setta, ciò che dice mette in crisi l'identità di gruppo, il gruppo vuole rivalsa (vedi i lavori della Singer a riguardo).  E soprattutto, che "loro" sono una setta, o almeno sono un insieme di sette unite da vaghe e compatibili mentalità.
Per chi mette in dubbio ciò, rispondo "noi siamo le nostre azioni" e queste di loro parlano in maniera esemplificativa.

Purtroppo non c'è molta letteratura su cosa vive chi deve fare i conti con la propria coscienza e con la propria onestà intellettuale in questi casi, quindi molti - io compreso - non abbiamo saputo gestire in modo efficace l'impossibilità di "tornare indietro" una volta che certi dubbi sono penetrati nella nostra testa e la razionalizzazione di tutti questi eventi nel loro insieme. Mi sono molto appassionato per i (pochi) racconti di ex-islamici (non i convertiti) così come di altri ex-settari e li ho trovato molte delle emozioni che ho vissuto sia quando ho capito come stavano le cose e sia quando me ne sono voluto andare: la confusione, la rabbia, il tentativo di affermare le mie idee e la semplice ragione, la solitudine data dalla perdita di amici perché eri troppo politicizzato e troppo devoto "alla causa" e la perdita degli ex-"camerati" perché ovviamente sei un traditore (segnando anche così l'inizio di una mitopoiesi scandalistico-diffamatoria su ciò che facevo nella mia vita, cose da scriverci un libro o fare un paio di querele).
So che può sembrare assurdo, ma più che di una idea politica, parliamo di una religione con le sue tesi pseudoscientifiche, i suoi dogmi e tutto quell'insieme di stronzate  a cui già accennavo nei post precedenti.
A volte penso che molte persone che ho conosciuto in quegli ambienti, di ottima intelligenza, siano ancora li perché l'impegno umano e personale valga molto di più di ammettere a sé stessi di aver avuto torto, sommando con il fatto che l'uscire ti renderebbe solo come un cane obbligandoti a ricominciare da zero. Purtroppo le dissonanze cognitive non sono tali solo per una questione solo personale, ma anche per una sociale, della tua identità a 360 gradi.
Ma non voglio fare psicologia d'accatto (2)

Adesso che la catarsi è finita, voglio solo tornare alla mia vita.
Magari questo blog, la mia catarsi, scritto male ed organizzato peggio aiuterà qualcuno a rivedere le sue opinioni o almeno a rompere quell'idea simile "una volta scout, sempre scout" che esiste nel campo della destra radicale, motivo per cui non sarà cancellato.
Per me è ora di passare a qualcosa di costruttivo per me e per la mia comunità, ora che il questo ciclo di distruzione è concluso. E' già in atto questo "qualcosa" da tempo, ma volevo ufficializzare la fine di questo mio capitolo, un po' me lo dovevo.

La fine di un ciclo è l'inizio di uno nuovo ed una volta che si impara a camminare sulle proprie gambe, c'è solo la tua strada da seguire, non quella altrui.

Buon cammino a tutti!

(1) persino c'è gente che giustifica sti comportamenti dicendo "te la sei andata a cercare". Come le ragazzine stuprate la sera o i disegnatori di Charli Hebdo, secondo molti non si deve parlare male di gente che rifiuta la razionalità come valore. Questa paura, per chi trova nelle sorgenti della propria identità anche l'illuminismo, il politeismo europeo nel suo complesso ed il progresso scientifico (queste tre cose sono poi strettamente legate fra loro, piaccia o meno), è assolutamente fuori luogo. Siamo eredi di una storia di testardi coraggiosi, non scoraggiamoci per così poco :-)
(2) mi baso sempre sulla Singer e Cialdini, preziosissimi per razionalizzare la mia esperienza

martedì 23 giugno 2015

Le bandiere sudiste causano il signoraggio delle scie chimiche interraziali

Il post-killing spree, l'ennesimo negli USA dopo gli anni del going postal e dei vari firing-back, sta abbastanza deludendo chi spera ancora in un po' di civiltà dall'altra parte dell'oceano. Come si era già visto con il problema di Charlie Hebdo, le prime reazioni a caldo sono sempre le più inutili e l'era di internet di certo non favorisce la riflessione su argomenti così delicati, rendendo de facto anche questo post ormai fuori tempo massimo per poter interessare.

giovedì 4 giugno 2015

Di Venner, tradizionalismo e mitologia - v.1.0

Inizio anticipando scuse ai lettori per le mancanze degli accenti in parti del testo. Purtroppo le tastiere inglesi non perdonano ed io sono pigro nella rilettura.
Di recente, durante il navigare su faccialibro, ho visto un articolo di un Blog che richiamava alla memoria Dominique Venner, lo studioso che, in nome dei suoi ideali tradizionali/etnoidentitari ha deciso di togliersi la vita. L'articolo mi ha colpito non tanto per l'incensamento od una pruderie antifa(*), quanto per il fatto che e` un'ottimo esempio della cosiddetta "cultura di destra".
Il senso che ricavo dal leggere questo quanto i commenti che lo accompagnavano su Facebook sembra riassumibile in una frase: "Dominique è morto, quindi la nostra lotta ha senso. "
Ma di che lotta stiamo parlando?