martedì 23 settembre 2014

Identità ed altri tribalismi, ovvero dei destini del mondo

"Il fatto che così tante persone scelgono di vivere in modi che riducono la comunione di propositi e di destino a pochi altri intorno a sé e di considerare tutto il resto come una minaccia per la propria vita e i propri valori è molto preoccupante, perché è una forma di tribalismo contemporaneo, e perché le ideologie alla base di questa visione li spingono a rifiutare una interdipendenza più complessa e multiculturale—locale, nazionale e internazionale—e a eludere la loro responsabilità nel mettere in gioco il benessere proprio e degli altri."-- Margaret Levi, politologa



Ho visto che nei giorni scorsi c'è stato un picco di visite a questo mio articolo. Qualcuno mi viene pure a riferire che hanno girato il link nella pagina di Generazione Identitaria. Curioso, guardo la pagina dei nostri nuovi beniamini e vedo questo:











Il che mi fa pensare che forse gli brucia un po' quel vecchio articolo. In ogni caso, non mi sembrano vere risposte (sempre che lo siano, ma la coincidenza mi fa pensare), forse entrano in un ramo della filosofia che non conosco, ma restano delle frasi degne di Jim Morrison.
Analizziamole ed uccidiamo il Buddha!

Si, scusate, sono un fanboy

Antiche discendenze e destino

Se il problema dell'Io è strettamente personale, per quanto possa essere metafisico, la mistica dell'identità del condominio etnico prevede che gli antenati (che, ricordiamocelo, derivano pur sempre da una unica origine; e se vogliamo ritneere solo quella umana intendiamo il gruppo originario africano) abbiano dato una "forma all'essere" che persiste in tutta la loro etnia, come per magia genetica (credo sia questo, altrimenti parlare di "memi sacri" farebbe un po' ridere). Questa "forma" ha un destino e loro sicuramente (che culo!) sono destinati a portarlo avanti.
Su facebook.


Resta che se loro possono portarlo avanti, gli altri sono fuori. Abbiamo qui quindi la solita chiamata alle armi dei predestinati, fondamento delle sette e di altra gente simpatica che ama farsi esplodere per strada.
E che sono buono, e non ho notato l'errore logico nel dire: se proveniamo tutti da una unica origine, la creazione di varie "sotto-correnti" di "forme dell'essere" dev'essere nata da una scissione di questa originale situazione, quindi una situazione che non rispettava le tradizioni dell'epoca.
Quindi i nostri (o loro?) antenati erano anti-tradizionali. E non solo loro, ma lo furono anche i romani quando buttarono giù la monarchia, quanto i barbari quando distrussero l'impero, e persino i monaci medievali quando adottarono (ovvove!) i numeri arabi.

Nulla è eterno, tutto è eterno

Non voglio scadere sulla filosofia Vedanta e dire che il cambiamento è solo un'illusione: tutto è eterno e immutabile, in quanto ciò che è si trasforma perennemente.
Però da nuovo padrone di schiavi, insinuo la paura negli uomini per metterli sul bancofrigo.
Ora, visto che "gli uomini", come abbiamo visto prima, possono essere solo i nostri beniamini, mi vien da pensare che sono terrorizzati da ogni tipo e forma di cambiamento: gente che si dispera di fronte le mezze stagioni, che guardano tra le tapparelle i nuovi vicini, che non vuole cani nel condominio, ecc. (1)
Loro sanno (ariecco la predestinazione) che in realtà tutti i popoli hanno qualcosa, "una terra inesplorata dentro il cuore", che è una frase bellissima da dire quando vuoi buttare un discorso sull'emozione più che sulla logica (e ricorda molto i Sufi quando sostengono che ogni individuo porta con sé la Luce di Allah nel cuore).


Civiltà tradizionale vs divenire

Con il verbo avere al maiuscolo, forse vogliono indicare che è vero.
Io non so cosa rispondere li per li, perché sembra che nel loro mondo utopico, quello prima della rivoluzione francese, tutti quanti erano allegri e felici e consci di cosa fossero. Parliamo di una età dove si moriva giovani, dove la vita non valeva un cazzo, dove i nostri concetti etici e morali erano quanto meno dubbi.
Nelle beneamate campagne (beneamate da loro), fino 50-100 anni fa, si soleva, per far abortire una ragazza non sposata, metterla in vasche di ghiaccio e pestarla sulla pancia, per dire.
Ma c'era la Coscienza della Storia©.

La Tradizione©

Quel punto è interessante, perché non dice nulla. Innanzitutto è praticamente impossibile avere una cultura che non abbia riferimenti nel passato (a meno di cambi di paradigma quali possono essere stati la scoperta del fuoco, o della parola, o nel futuro potranno essere l'incontro con improbabili extraterrestri), in seconda fase è facile lamentarsi della borghesia quando il concetto di "tradizione" (che è conservatorismo allo stato puro) è sempre stato un concetto di classi elitarie, perché appunto serve alla preservazione del loro potere. Ogni visione complottistica del "mondialismo delle elité", escludendo radical-chic alla Bernstein (o alla Lafayette), è semplicemente assurda, in quanto il progressismo stesso mette sempre a rischio il potere nella sua situazione attuale.
Detto questo, il dannato termine "Tradizione" non viene mai spiegato; per non sapere né leggere né scrivere penso sia mutuato da Evola, più che da Guenon (che di politica non si interessava). Bisogna dire che il vecchio Giulio Cesare Evola partiva, nella sua spiegazione metafisica della Tradizione, da una prospettiva metastorica,  quindi parlare di questa è pura teologia.
Quindi siamo di fronte ad un gruppo di gente che "combatte"non per una visione del mondo suffragata da dati e da esperienze storiche, ma perché un filosofo con tanta voglia di ritornare a comandare sui plebei usava la metafisica, la applicava alla metastoria e si dava ragione da solo.



Identità confusa

Vabbè, partono da una definizione anche accettabile e devono metterci, senza motivazione plausibile, anche la società, altrimenti si smentirebbero da soli.

Tornando seri

Adesso faccio un ragionamento un po' più personale e non solo legato ai nostri beniamini, anche perché mi son posto delle domande mentre scrivevo l'articolo: perché proprio gli identitari quando ci sono altri fasci che portano avanti le stesse ragioni? Beh, perché credo che siano un distillato occidentale e contemporaneo dei problemi elencati nella citazione ad inizio di questo post. Un distillato, secondo me, ingenuo, e pertanto sincero (anche se i ban nella loro pagina dimostrano una certa malizia ed un certo settarismo).
E' comprensibile essere contrari alla società multiculturale (io lo sono per primo), visto che il suo fallimento è noto da anni, non solo ad intellettuali come il mai troppo letto (e nemmeno capito a fondo) Hughes ma ormai anche a politici che hanno adottato politiche migratorie di successo anche per arginare il più possibile i futuri quanto inquietanti problemi che l'Europa ad economia sociale si ritroverà ad affrontare. E' comprensibile anche essere schifati dei tentativi da parte di gran parte dei politici di affrontare la cosa in modo ideologizzato: o con un "via tutti" alla leghista che causerebbe più danni che altro, oppure con un "dentro tutti" da parte di una sinistra allo sbando che è alla ricerca di nuovi poveri per giustificare le sue speranze di lotta di classe.
E' comprensibile anche essere contrari all'omologazione culturale che sembra avvenire in questi anni, assieme ad un appiattimento figlio di pessime politiche scolastiche italiane (che non hanno eguali in europa, almeno nella mia esperienza) e ad un certo disinteresse ben radicato nella (ed anche verso la) nostra cultura contemporanea, senza contare il fatto che è sempre stata una costante nella cultura dell'intera umanità l'idea del "sta andando tutto a puttane", così come del "i giovani non rispettano gli anziani" e "non esistono più le mezze stagioni", che si chiamano bias cognitivi dell'esperienza individuale. Intere culture si son salvate nonostante la sfiducia nei giovani e nel futuro, ed altrettante che volevano conquistare il mondo e ne erano certissime (chi ha detto USA?) stanno finendo lentamente.
Secondo me siamo in una fase di transizione, per una umanità che sta ancora decidendo se cambiare o meno i propri paradigmi a cavallo di due rivoluzioni, quella industriale e quella informatica, e la mancanza di dati ed esperienze in questa fase sembra illusoriamente dire che stiamo facendo la fine del topo.
Le soluzioni, quindi, ci sono per il vivere in una situazione pacifica e stabile, mentre i supposti problemi apocalittici sono un errore di valutazione dovuti alla tendenza della cultura cristiana (o in generale monoteistica) di ragionare per apocalissi più che per cicli naturali. Se non voglio usare malizia e dire che sto parlando di gente razzista fino al midollo che si rifiuta di capire questi concetti, potrei solo sostenere, come ho già fatto nell'articolo precedente dedicato a loro, che c'è solo la paura di quello che sta succedendo, assieme ad una scarsa consapevolezza di ciò di cui hanno paura.

Conclusioni

A ben vedere, però, questa è una fase sia di cambiamenti e di enormi possibilità di scambi e contaminazioni culturali, ma che allo stesso tempo sono decisamente meno violente e radicali di quelle del passato. Qui in Europa possono esserci, per fare l'esempio più noto, immigrati di religione islamica che vogliono davvero convertire tutti o ucciderci, ma la loro forza sarà sicuramente minore una volta che i loro figli conosceranno la cultura occidentale e riusciranno a garantirsi un discreto livello di benessere: di solito chi non ce la fa ed ha una intelligenza da Darwin Award si arruola con qualche milizia o fa la fine della Sharia Police in Germania, mentre i ragazzi di famiglie benestanti che si danno al terrorismo possono essere equiparati ai neofascisti e comunisti in Italia negli anni '60, ovvero personalità debolucce affiancate da cattivi maestri, ma che con il passare del tempo si sciolgono come neve al sole. Idem per quanto riguarda le "mescolanze etniche" (3), decisamente meno caratterizzate da stupri rispetto ad una invasione araba medievale (o ad una francese, spagnola, ecc.) e più lasciate alla volontà personale.
Però ciò che gli identitari (e questo era il motivo per cui li associavo ai tizi di Tipologie Europidi) hanno di diverso rispetto alla cultura europea, più in generale occidentale, contemporanea è che la volontà personale di un individuo va messa in secondo piano rispetto ad un dovere poco chiaro di continuare la propria "tradizione" e la propria "etnia", senza modifiche di sorta. Quindi dove l'unione obbligatoria della povera contadina siciliana durante l'invasione araba  (è corretto usare il termine "siciliana" in quel periodo storico poi?) con il moro venuto dall'altra parte del Mediterraneo era inevitabile, adesso tu non puoi decidere con chi andare a letto perché devi sceglierti un puro maschio di etnia regionale (o basta che non sia neGro, perché se è biondo, occhi azzurri e norvegese ti perdonano, suvvia).
La nostra cultura è quella che ha fatto nascere l'individualismo (4), che ha portato la libertà dell'individuo come fondamento centrale dei suoi diritti, tra cui anche la libertà di poter decidere anche ciò che vuole essere, così quanto di conoscere ciò che si è davvero e addirittura di potersi definire(5). E' solo grazie a secoli di cultura, spesso cresciuta - manco a dirlo - anche grazie a contaminazioni esterne, che siamo riusciti a creare un sistema che per molto tempo c'ha portato nella non semplice situazione di avere tra le mani il destino del mondo e contemporaneamente anche la maggior parte del benessere, oltre che ad avere per le mani noi stessi senza bisogno di intermediari di nessun tipo.
Ora che la festa è finita, se notiamo, questi diritti stanno anche progressivamente scomparendo, ma questa è un'altra storia.
Mi chiedo solo quanto l'obbligo di dover essere qualcosa ed agire di conseguenza sia legato all'individuo, alla sua vera identità, a ciò che si è davvero. La risposta è implicita.



(1) Dico questo perché dire che hanno paura dei neGri significherebbe dargli ragione perché li accuserei di essere razzisti, con un salto logico che comprendono solo loro.
A: "Negri a casa loro!"
B: "Ma questa è una frase da xenofobo!"
A: "No, con te non si può parlare, non comprendi le mie intenzioni tradizionali"
(2) Sono così carini quando parlano di "nazione" e subito dopo di "tradizione". Sembrano parlare di cose antiche come l'uomo, quando alla fine son due termini abbastanza recenti nella storia umana, che acquisiscono i loro attuali significati solo dopo la rivoluzione industriale.
(3) Uso il termine per comodità, in quanto di razze qui se n'è parlato fin troppo; qui intendo l'incontro tra due culture dentro una camera da letto con annessa procreazione, per farla breve, quindi escludo con dispiacere il porno interracial
(4) Anche Fascismo, comunismo, ecc. OK, ma ci siamo capiti
(5) E' questa libertà che fa dire ai nostri di essere la loro etnia, così come fa dire ad altri che possono essere il nulla o il tutto, o cristiani o mussulmani, o atei, o di destra o di sinistra. Bei tempi quando o eri cristiano o pagano (e quindi morto), eh?

5 commenti:

  1. No vabbè, ma anche tu odi quelle merde con la lambda... Minchia se ci incontrassimo rischierei di spendere tutto in drink offerti.
    Grande blog man, anzi Mann.

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    1. Ma va, odiare due sfigati con filosofie del cazzo è esagerato. Riderci su è più divertente :D
      I drink offerti sarebbero reciproci, sappilo.

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    2. In realtà, ci sarebbe anche del personale con uno di loro, ma questa è un'altra storia.
      Wow, quindi nella blogosfera italiana ci sono sempre più cinici bastardi con la mente affilata come una katana.
      Mi sento un po' meno solo.
      :D

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    3. "Wow, quindi nella blogosfera italiana ci sono sempre più cinici bastardi con la mente affilata come una katana.
      Mi sento un po' meno solo. "

      Dunque, ti stai automasturbando, o stai invitando quell'altro a farvi le seghe a vicenda sul divano? hehehehehe...
      Saluti!

      Lukhmun Aisarakh

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    4. Eh si, era un invito a farsi le seghe a vicenda, in maniera virilissima e tradizionale, per la nostra identità, tipo Mishima, capito come? :D

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